Pensieri preelettorali

Le imminenti elezioni italiane stanno catalizzando lo scontro politico tra i cittadini: questo — al netto della rozzezza e della superficialità dello scontro — è un bene, ‎il conflitto è indice di vitalità, di partecipazione; tuttavia a questa forte conflittualità nella società, i partiti politici rispondono in modo stanco, irrispettoso, autoreferenziale, e questo è un male.

Ci ritroviamo ancora una volta con lo stesso problema che ci affligge da quasi trent’anni, da quando cioè abbiamo licenziato bruscamente una classe politica competente e degna usando il pretesto della sua disonestà, senza che nessuna nuova élite ne prendesse il posto, senza che vi fosse un progetto di nuovo ordine. Bisognava “mandare a casa i ladri”, ma su chi dovesse poi comandare al posto dei “ladri”, le idee non erano chiare. Il PDS? Bossi? Berlusconi? Fu una sorta di rivoluzione degli imbecilli, un golpe nichilista verosimilmente eterodiretto, buono a distruggere, ma incapace di ricreare una nuova élite dirigente, nuovi ideali e nuovi valori, insomma un nuovo ordine.

Così dalla fine della prima Repubblica vivacchiamo in un interregno, un’eterna adolescenza‎ in cui scarseggiano uomini, valori, progetti, una transizione senza fine su cui regna sovrano l’umore popolare non strutturato né indirizzato e da cui talvolta emergono demaghoghi e funzionari dalla breve vita politica che reiterano istanze scialbe e sempre meno attraenti: l’onestà, un generico europeismo, le fantomatiche “riforme”, un’imprecisata “volontà popolare”, e via annoiando.

Il potere però non può sussistere vacante, così poteri altri occupano il vuoto lasciato in politica dall’assenza di un’élite: dall’alto il potere europeo, che — fortunatamente - regge le questioni vitali in campo economico e strategico, potere che noi sbertucciamo e snobbiamo, mandando a Bruxelles rappresentanti indegni del paese che siamo, e che ci ripaga con la stessa moneta, mettendo in secondo piano le nostre istanze e i nostri interessi nazionali a vantaggio dei nostri partner europei più attivi; ma anche dal basso, con tutta una ridda di poteri più o meno formali, dagli enti locali alle ONG, dalle aziende private alle criminalità organizzate, che erodono quote di sovranità dallo Stato, vivendo a sue spese come parassiti.

Torniamo al punto di partenza: le passioni accese dall’impoverimento della società, dall’ordine pubblico, da‎ll’immigrazione, e persino lo scontro sui conti mai chiusi veramente con il periodo fascista, sono un segno di vitalità degno di apprezzamento, in particolare visto lo scempio socioculturale lobotomizzante di ispirazione americano-consumistica che il popolo italiano ha subito in questi anni sprecati di seconda Repubblica. Tuttavia mancando un’autorità capace di conciliare i conflitti e le tensioni economiche, sociali, ideologiche, etniche, esse degenerano, causando la tribalizzazione della società, in cui ogni clan è in conflitto con gli altri e nessun principio superiore dirime le controversie; inoltre, mancando un’élite capace di indirizzare queste pulsioni violente, esse si sfogano in maniera disordinata in un’inconcludente guerra tra poveri.

E c’è anche di peggio: a causa della confusione sediziosa tra élite e popolo, della distruzione del principio stesso di gerarchia, della “confusione tra le caste”, si assiste al disarmante spettacolo della parte sinistra di questa pseudo-élite che giudica e disprezza pubblicamente il popolo per le sue ansie, le sue richieste, i suoi bisogni invece di accoglierli e difenderli, mentre parallelamente emergono capipopolo che ascoltano e danno voce a queste istanze, ma lasciandole come sono, senza rielaborarle in una visione strategica, senza trasformarle in un progetto politico, lasciandole alla loro dimensione tattica, di sopravvivenza, reattiva e difensiva.

È piuttosto facile prevedere che la pseudo-élite di sinistra otterrà un risultato infimo alle imminenti elezioni, e diversamente non potrebbe essere vista la loro rinuncia alla difesa di posizioni sociali e la loro involuzione post-trotzkista verso la chiacchiera dei diritti civili. Ed è ugualmente prevedibile il successo dei partiti che ascoltano il popolo, popolo che sarà anche ignorante, brutale, cafone, analfabeta, rozzo, ma non “rincoglionito”, come ha dichiarato recentemente un imbroglione. E qui arriviamo al cuore del problema, perché i principali partiti che ascoltano il popolo, oltre ad ascoltarlo, molto altro non sanno fare, perché mancano di intelligenza politica, mancano di esperienza, mancano di strategia, mancano di machiavellismo, mancano di una base capace di mobilitarsi in massa, mancano di quella rete di interconnessioni, appoggi, amicizie, conoscenze trasversali ed esterne al proprio elettorato di riferimento che permettono a un partito — che rappresenta una “parte” — di riuscire a governare il “tutto”‎. In una parola, mancano di potere, e perciò difficilmente sapranno essere incisivi nella loro azione di governo.

Il potere nasce dalla capacità di visione di realtà che non sono più o che non sono ancora, coniugato con ‎la capacità di vedere la realtà che è. SPQR: il Senato e il Popolo, l’avanguardia del proletariato e il proletariato, gli aristoi che guidano i molti. Se questi due poli si dissociano non vi possono essere capi politici, ma solo funzionari al governo e venditori di fumo all’opposizione, ovvero debolezza politica e regressione dello Stato.

Concretamente, alle prossime elezioni potrebbe avere un senso votare ‎qualcosa che vada nella direzione del “metterce ‘na pezza”, ma è inutile farsi illusioni: non si vedono all’orizzonte conglomerazioni umane, sociali, culturali capaci di esprimere un’élite con sufficiente intelligenza per vedere lontano e con sufficiente solidità per non scivolare nel fango in cui ci si muove. Finirà malissimo, dunque, e questa è la prospettiva più positiva che possiamo permetterci, perché è proprio dalle situazioni più disperate che emergono gli Uomini più degni.

Se ti imbatti in gravi difficoltà o in situazioni incresciose, non è sufficiente dire a te stesso che non ne sei turbato. Imbattendosi in situazioni incresciose devi spingerti ancora più avanti con audacia e rallegrartene, quasi dovessi superare una barriera. Come dice il motto: Quando l’acqua sale la barca si alza.(Hagakure)

PS: Non arrendersi mai.